07 febbraio 2007

Il seguente pezzo è tratto da un giornale virtuale, il fatto è accaduto 2 anni fa:
(a dire il vero il fatto risale a più di due anni fa, fate conto verso il 2001)

“La polizia stradale dell'Arizona si è imbattuta in una massa di metallo
fumante incastrata in un dirupo roccioso che si innalzava ai lati di una
strada nel punto culminante di una curva. Sembravano i resti di un incidente aereo, ma ad un esame più accurato il relitto si è rivelato quello di un'automobile. Ora gli esami della scientifica hanno in parte ricostruito l'accaduto.
Sembra che il guidatore della macchina fosse in qualche modo riuscito ad impossessarsi di un'unità JATO (Jet Assisted Take Off - Decollo Assistito da Jet), un razzo a propellente solido che viene utilizzato dai trasporti militari pesanti per ottenere una spinta addizionale durante il decollo da piste molto corte.
Il guidatore ha portato la sua Chevy Impala nel deserto, fino a trovare un lungo tratto rettilineo di strada statale. Quindi ha attaccato l'unità JATO alla macchina, è salito a bordo, ha accelerato al massimo delle capacità del motore e ha acceso il razzo. La polizia ha calcolato che il guidatore ha attivato il razzo ad una distanza di circa cinque chilometri dal luogo dell'impatto finale. L'asfalto in quel punto era fuso e carbonizzato. Poiché l'unità JATO raggiunge la spinta massima in 5 secondi, lanciando la Chevy ad una velocità di 550 chilometri l’ora, e che tale spinta dura per altri 20-25 secondi, è probabile che il guidatore della vettura sia stato sottoposto per questo periodo di tempo ad accelerazioni paragonabili a quelle che subisce un pilota di F-14 in condizioni di combattimento estremo con i post-bruciatori accesi. È quindi lecito supporre che a questo punto egli sia diventato una presenza insignificante per il resto dell'evento.
La macchina è rimasta sulla strada statale per circa quattro chilometri (una ventina di secondi), e durante questo periodo di tempo il motore è fuso e i pneumatici sono esplosi. Sull'asfalto sono stati rinvenuti segni di gomma carbonizzata lunghi due chilometri. L'auto è quindi decollata, e ha percorso in volo altri due chilometri prima di schiantarsi contro il dirupo ad un altezza di 40 metri, lasciando nella roccia un cratere profondo tre metri.
La maggior parte dei resti del guidatore non è stata recuperata, ma dal cratere sono stati estratti piccoli frammenti di ossa, denti e capelli. Altri frammenti organici, probabilmente resti di unghie, sono stati estratti da un detrito che si pensa essere una porzione del volante dell’auto…”